Moñtana Tindaya, Eduardo Chillida,
Fuerteventura, Spagna
Lo spazio progettato dallo scultore basco Eduardo Chillida all'interno della Moñtana Tindaya è un ambiente scultoreo veramente suggestivo e mistico, un'architettura del vuoto, ornata solo della materia che la delimita.
Il progetto, come racconta lo stesso Chillida, è nato durante una notte insonne, in cui cominciò a concepire l'idea di realizzare concretamente ciò che aveva anticipato nella scultura d'alabastro intitolata "Moñtana Vacìa" ( montagna vuota), cioè trovare una montagna vera da svuotare per creare al suo interno uno spazio mistico.
Un'impresa che rispecchia naturale desiderio di un'artista con una formazione da architetto di trasporre in scala le proprie sperimentazioni scultoree, contemplando il luogo concreto dell'uomo nel mondo ed il suo rapporto con spazio e tempo.
In seguito a delle dichiarazioni rilasciate in un'intervista in Francia, nel 1985, il suo progetto divenne noto e gli venne offerta la possibilità di realizzarlo in Sicilia, in Svizzera o in Finlandia, ma le caratteristiche geomorfiche delle montagne proposte non resero l'operazione possibile.
Ciononostante, Chillida continuò a credere nel progetto, finché con l'ausilio del suo principale collaboratore, l'ingegnere José Antonio Fernández Ordoñez individuò a Fuerteventura, un'isola delle Canarie, il luogo ideale per realizzare il suo ambizioso sogno artistico.
La Moñtana Tindaya, che si estende per 186,7ettari ed è alta 401metri, non solo aveva le caratteristiche morfologiche giuste ma era già stata sfruttata come cava di pietra e quindi permetteva con lo scavo di avere anche un rientro economico o al massimo la riduzione dei costi che una simile impresa comportava.
Inoltre nel passato la montagna di Tindaya è stata simbolo mistico e spirituale degli indigeni che hanno lasciato in ricordo sculture e disegni, questo conferisce maggior incanto alla cattedrale profana di Chillida rendendola un vero e proprio monumento allo spirito della montagna.
Dopo anni di studi, nel 1994 arriva l'incarico ufficiale da parte del Gobierno Autònomo Canario per la realizzazione dell'opera che nel 1996 viene dichiarata di "interesse pubblico per le Canarie" inteso come elemento dinamizzante della cultura e dell'economia dell'arcipelago.
Le dimensioni e la struttura dell'opera sono state condizionate dalle caratteristiche geomorfiche e dalla presenza di fessure e bacini interni al rilievo che è di origine vulcanica.
Chillida ha creato, all'interno della montagna, un cubo di circa 50 metri di lato, per realizzare il quale sono stati estratti 125.000 metri cubi di pietra, il cubo è illuminato da due lucernai, due lunghi tunnel che lasciano filtrare la luce con effetti suggestivi e che consentono di avere in determinate condizioni delle visuali inusuali del sole e della luna.
Come afferma lo stesso Chillida in una lettera inviata alla stampa nel 1996: "L'idea era quella di creare una scultura capace di proteggere la montagna sacra. L'ampio spazio creato nel cuore del monte risulta invisibile dall'esterno ma chi si arrischia ad entrarvi può godere della vista del sole e della luna da un incavo dove non esiste orizzonte."
All'ambiente principale si accede attraverso un tunnel a sezione quadrata di 15 metri di lato e lungo 80 metri, che Chillida ha concepito con il piano di calpestio ad un livello inferiore in modo che dall'interno del cubo non siano visibili le persone in entrata ma solamente la linea dell'orizzonte.
L'intervento di Chillida all'interno della Moñtana Tindaya è un monumento alla tolleranza, un inno all'uomo, protagonista all'interno di uno spazio magico che vive dei cicli naturali, che nonostante sia racchiuso nel cuore di un rilievo lascia entrare il sole, la pioggia e le flebili ombre della luna.
Zanchi Flores da "www.floornature.it"

Il progetto, come racconta lo stesso Chillida, è nato durante una notte insonne, in cui cominciò a concepire l'idea di realizzare concretamente ciò che aveva anticipato nella scultura d'alabastro intitolata "Moñtana Vacìa" ( montagna vuota), cioè trovare una montagna vera da svuotare per creare al suo interno uno spazio mistico.
Un'impresa che rispecchia naturale desiderio di un'artista con una formazione da architetto di trasporre in scala le proprie sperimentazioni scultoree, contemplando il luogo concreto dell'uomo nel mondo ed il suo rapporto con spazio e tempo.
In seguito a delle dichiarazioni rilasciate in un'intervista in Francia, nel 1985, il suo progetto divenne noto e gli venne offerta la possibilità di realizzarlo in Sicilia, in Svizzera o in Finlandia, ma le caratteristiche geomorfiche delle montagne proposte non resero l'operazione possibile.
Ciononostante, Chillida continuò a credere nel progetto, finché con l'ausilio del suo principale collaboratore, l'ingegnere José Antonio Fernández Ordoñez individuò a Fuerteventura, un'isola delle Canarie, il luogo ideale per realizzare il suo ambizioso sogno artistico.
La Moñtana Tindaya, che si estende per 186,7ettari ed è alta 401metri, non solo aveva le caratteristiche morfologiche giuste ma era già stata sfruttata come cava di pietra e quindi permetteva con lo scavo di avere anche un rientro economico o al massimo la riduzione dei costi che una simile impresa comportava.
Inoltre nel passato la montagna di Tindaya è stata simbolo mistico e spirituale degli indigeni che hanno lasciato in ricordo sculture e disegni, questo conferisce maggior incanto alla cattedrale profana di Chillida rendendola un vero e proprio monumento allo spirito della montagna.
Dopo anni di studi, nel 1994 arriva l'incarico ufficiale da parte del Gobierno Autònomo Canario per la realizzazione dell'opera che nel 1996 viene dichiarata di "interesse pubblico per le Canarie" inteso come elemento dinamizzante della cultura e dell'economia dell'arcipelago.
Le dimensioni e la struttura dell'opera sono state condizionate dalle caratteristiche geomorfiche e dalla presenza di fessure e bacini interni al rilievo che è di origine vulcanica.
Chillida ha creato, all'interno della montagna, un cubo di circa 50 metri di lato, per realizzare il quale sono stati estratti 125.000 metri cubi di pietra, il cubo è illuminato da due lucernai, due lunghi tunnel che lasciano filtrare la luce con effetti suggestivi e che consentono di avere in determinate condizioni delle visuali inusuali del sole e della luna.
Come afferma lo stesso Chillida in una lettera inviata alla stampa nel 1996: "L'idea era quella di creare una scultura capace di proteggere la montagna sacra. L'ampio spazio creato nel cuore del monte risulta invisibile dall'esterno ma chi si arrischia ad entrarvi può godere della vista del sole e della luna da un incavo dove non esiste orizzonte."
All'ambiente principale si accede attraverso un tunnel a sezione quadrata di 15 metri di lato e lungo 80 metri, che Chillida ha concepito con il piano di calpestio ad un livello inferiore in modo che dall'interno del cubo non siano visibili le persone in entrata ma solamente la linea dell'orizzonte.
L'intervento di Chillida all'interno della Moñtana Tindaya è un monumento alla tolleranza, un inno all'uomo, protagonista all'interno di uno spazio magico che vive dei cicli naturali, che nonostante sia racchiuso nel cuore di un rilievo lascia entrare il sole, la pioggia e le flebili ombre della luna.
Zanchi Flores da "www.floornature.it"
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